mercoledì 18 aprile 2012

auguri dal Bangladesh

From: Martinelli Quirico

Sent: Thursday, April 19, 2012 12:27 AM

To: Tutti gli amici

Subject: Chierichetti e Anno Nuovo


Carissimi amici,  tanti saluti e auguri di ogni bene

dalla Missione di Suihari, situata vicino alla citta' di Dinajpur, nel Nord del Bangladesh.
La nostra Missione comprende 83 villaggi,  lontani fino a 65 Km.

Al centro della Missione c'e' una grande Chiesa,

una scuola fino alla Terza Media,

e un ostello per gli studenti

che vengono dai villaggi piu' lontani, con 350 alunni.



Il nostro gruppo chierichetti e' formato  da 45 bambini di IV e V elementare:

alcuni vengono dai villaggi vicini  e fanno servizio, a turno, alla Domenica  alle SS.Messe delle ore 6.30 e 7.30 del mattino.

Altri stanno qui in missione nell'ostello, perche' provengono dai villaggi piu' lontani, e fanno servizio, a turno, tutti i giorni, alla S.Messa del mattino delle ore 6.30  prima di andare a scuola.



Ci troviamo tutti insieme
ogni mese, il venerdi',
che e' giorno di vacanza dalla scuola, al mattino, per l'istruzione e la preparazione,e ogni anno facciamo una gita insieme col pulman, che dura tutta una giornata.




Le foto si riferiscono alla S.Messa di Pasqua:  la nostra bella chiesa e' tutta uno splendore,  decorata per la grande festa.



I nostri chierichetti sono tutti impegnati  nella preparazione della celebrazione.

Si accende il cero Pasquale e le altre candele.

Si prepara il turibolo bengalese, che e' formato da un piatto di ferro ornato di fiori, con al centro un contenitore di terracotta con i carboni accesi.
Dopo aver messo l'incenso, si incensa muovendo il piatto in cerchi concentrici .



Ecco alcuni dei nostri chierichetti seduti davanti all'altare dopo la S.Messa.

Davanti all'altare c'e' la scritta pasquale:

" Cristo e' veramente risorto, Allelulia ! "


I nostri chierichetti, come pure il celebrante, partecipano alle cerimonie a piedi nudi, in segno di rispetto per il luogo sacro.
Anche la gente lascia le scarpe fuori dalla chiesa ed entra a piedi nudi.






BUON ANNO 1419

Sabato scorso 14 Aprile, e' iniziato il nuovo anno Bengalese 1419




La sera della vigilia, festa grande sotto le piante.
Canti e danze per dare l'addio all'anno vecchio e accogliere l'anno nuovo,
sempre carico di nuove speranze e nuove benedizioni.

BUON ANNO
anche da tutti noi,
pieno di grazie e benedizioni del Signore

p.Quirico p.Piero p.Francis



p.s. nella nostra Missione siamo in tre sacerdoti a tempo pieno:

p.Piero Parolari, di Lecco,20 anni di Bangladesh,
sacerdote,dottore e... ciclista: infatti tutti i giorni va all'ospedale in biclicletta,
dove collabora come medico, gira per i villaggi sempre in bicicletta sia per celebrare la S.Messa e amministrare i sacramenti, sia per visitare i malati;

p.Francis Murmu, un giovane sacerdote Santal bengalese;

p.Quirico Martinelli, di Uggiate,Como,31 anni di Bangladesh.

Altri 5 sacerdoti ci aiutano alla domenica per le SS.Messe nei villaggi.

Abbiamo anche 10 suore locali bengalesi che lavorano con noi, al centro della Missione e nei villaggi.



Queste note sui chierichetti della nostra Missione di Suihari, ci sono state richieste dalla rivista per ragazzi della Diocesi di Milano, "La Fiaccolina"

Le vogliamo condividere anche con tutti voi, con tanti cari saluti e auguri di ogni bene da tutti noi.




Nota storica sull'anno bengalese.

I giornali bengalesi portano sempre tre date in prima pagina:

2012 (anno cristiano) 1419 (anno bengalese) 1433 (anno mussulmano)

L'anno bengalese all'inizio coincideva con quello mussulmano,
che inizia a contare gli anni dalla fuga di Maometto dalla Mecca a Medina (622 d.C.), il momento in cui ufficialmente e' iniziato il Mussulmanesimo.

Pero' il calendario mussulmano ora e' leggermente diverso da quello bengalese:
infatti per i mussulmani quest'anno e' l'anno 1433, per i bengalesi, il 1419.

Questo dipende dal fatto che l'imperatore Akbar che ha iniziato il calendario "bengalese" ("indiano" si dovrebbe dire, perche' allora non esisteva il Bangladesh, ma la regione era tutta India) ha cambiato il calendario mussulmano che e' lunare in calendario solare, per una questione di tasse. Infatti col calendario lunare
non era facile raccogliere le tasse che allora erano legate ai raccolti della terra;
con il calendario solare diventava invece piu' agevole perche' coincideva con le stagioni e il raccolto.
Ma il calendario lunare e' piu' corto di 11 giorni all'anno di quello solare
e cosi' a poco a poco i due calendari, che all'inizio erano uguali, si sono differenziati.
Sullo sfondo c'e' scritto

BUON NUOVO ANNO 1419





lunedì 16 aprile 2012

festa delle famiglie

una delle rare apparizioni pubbliche del GMPVI il CIRENEO onlus.


L'occasione è stata la festa delle famiglie a Gallarate.

mercoledì 11 aprile 2012

Birmania: che cosa nasconde la vittoria di Aung San Suu Kyi

di Sergio Romano

Abbiamo salutato con soddisfazione la vittoria elettorale di Aung San Suu Kyi nelle elezioni per il rinnovo, molto limitato e parziale (meno del 10 per cento), del parlamento di Myanmar. È una donna apparentemente fragile ma straordinariamente tenace. Ha speso la sua vita per il ritorno del paese alla democrazia, ha saputo conciliare fermezza e prudenza, ha rifiutato l’ipotesi dell’opposizione violenta, ha ricevuto un premio Nobel per la pace che non ha mai perduto, a differenza di quanto è accaduto per altri premiati, il suo smalto originale. Ma se vogliamo davvero aiutarla in questo periodo cruciale della sua battaglia politica, dovremmo chiederci piuttosto perché i militari abbiano deciso, 18 mesi fa, di sostituire la loro giunta con un governo civile, di liberare Aung San Suu Kyi dagli arresti domiciliari, di autorizzare libere elezioni per 45 seggi parlamentari e di consentire l’esistenza in parlamento di una piccola forza d’opposizione composta principalmente dai deputati della Lega nazionale per la democrazia. Possiamo già parlare di transizione a un regime democratico con il consenso delle forze armate, come accadde in Cile alla fine dell’epoca di Augusto Pinochet?

La speranza non sembra realistica. È più probabile che i militari sperino di uscire dallo stato di semiisolamento internazionale in cui il paese ha vissuto dall’inizio degli anni Novanta. Le sanzioni incidono modestamente sul commercio birmano (il 95 per cento dell’interscambio è con i paesi dell’Asia), ma il paese ha giganteschi giacimenti di gas che potrà sfruttare per la crescita dell’economia nazionale soltanto con la collaborazione delle grandi società occidentali. L’obiettivo dei militari probabilmente è la trasformazione di Myanmar in una nuova tigre asiatica. Il modello, con tutte le varianti del caso, è quello cinese: alla società civile una maggiore libertà di intraprendere e di arricchirsi, al potere centrale il controllo della cosa pubblica e l’ultima voce in capitolo.

Sono rari, del resto, i paesi emergenti in cui la casta militare non abbia un ruolo determinante. Quella del Pakistan è responsabile dell’ambiguità con cui il governo di Islamabad si è barcamenato fra amicizie talebane e lealtà verso l’alleato americano. Quella cinese continua a gestire una parte dell’economia nazionale ed è un pilastro del potere. Quella thailandese ha avuto una parte importante in tutte le vicende politiche degli ultimi anni. Quella nordcoreana è l’anima nera del regime. La situazione non è troppo diversa nei paesi che si affacciano sulla costa meridionale del Mediterraneo. Fino a qualche anno fa i militari avevano il diritto d’intervenire discrezionalmente nella politica turca. Oggi sono ancora potenti in Algeria, in Egitto, in Siria.

In molti di questi paesi il nodo da sciogliere è quello della difficile convivenza fra una politica economica almeno parzialmente liberale e un regime autoritario o semiautoritario. Là dove esiste libertà d’impresa la società finisce per chiedere maggiori libertà civili. In Egitto la Fratellanza musulmana ha deciso di sfidare il potere del maresciallo Hussein Tantawi, presidente del Consiglio supremo delle forze armate, presentando il proprio candidato alle prossime elezioni presidenziali. Che cosa accadrà in Myanmar quando l’opposizione non si accontenterà di una modesta rappresentanza in parlamento e chiederà che il paese possa liberamente esprimersi sul futuro istituzionale del paese?

venerdì 6 aprile 2012

auguri pasquali dal Bangladesh




From: Bangladesh

Sent: Monday, April 02, 2012 11:37 PM

To: Tutti gli amici






Pasqua, festa dei macigni rotolati...



Ognuno ha il suo macigno...

Una pietra messa all'imboccatutra dell'anima,

che non lascia filtrare l'ossigeno,

che opprime in una morsa di gelo;

che blocca ogni lama di luce,

che impedisce la comunicazione con l'altro

e con il Signore...



E' il macigno della solitudine, del risentimento,

dello scoraggiamento, del peccato...



Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare

del macigno, la fine della paura,

l'inizio della luce,

la primavera di rapporti nuovi...



E se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro,

si adoperera' per rimuovere il macigno

del sepolcro accanto, allora si ripetera'

il miracolo della Risurrezione...



don Tonino Bello




e allora tutti insieme gridiamo: ALLELUIA ! ! !

Buona Pasqua   da tutti noi.  Una preghiera di cuore. 

 p.Quirico

martedì 3 aprile 2012

da Radio Vaticana

Myanmar: gioia della Chiesa per la vittoria di Aung San Suu Kyi e la regolarità del voto



Gioia della Chiesa cattolica birmana per il regolare svolgimento delle elezioni suppletive in Myanmar del 1° aprile, che hanno decretato il trionfo della Lega nazionale per la democrazia e il successo personale di Aung San Suu Kyi, eletta con oltre l'80% dei consensi personali. Interpellato dall'agenzia AsiaNews sull'esito del voto, l'arcivescovo di Mandalay sottolinea di essere "felice" per l'esito delle elezioni e le modalità di svolgimento. "Dall'inizio della campagna elettorale - spiega mons. Paul Zingtung Grawng - era chiaro l'amore della gente per Aung San Suu Kyi; si sapeva che, se le elezioni fossero state libere e giuste come promesso, questo sarebbe stato il risultato". Il prelato aggiunge che "tutto il popolo nutre molta speranza nella 'Signora', e auspica possa contribuire al progresso della nazione". Per mons. Zingtung Grawng, la Chiesa può contribuire a "fornire le fondamenta per realizzare una nazione solida", soprattutto nei settori "della sanità e dell'istruzione", anche perché "Aung San Suu Kyi chiede a tutti, minoranze religiose ed etniche, di contribuire in modo attivo alla costruzione del Paese". Mons. Francis Daw Tang, vescovo di Myitkyina, nello Stato settentrionale Kachin, parla di "momento importante" per tutti i birmani, anche se proprio in tre distretti Kachin non si è votato per problemi relativi alla sicurezza, secondo quanto affermato dalle autorità birmane. "I civili non sono stati certo felici - dichiara il prelato ad AsiaNews - anche se la situazione non era così problematica" da rimandare la tornata elettorale. "Il mio auspicio - aggiunge mons. Francis - è che tutti questi nuovi politici che entrano in Parlamento possano lavorare per il bene del Paese e della popolazione Kachin. Questo voto può rappresentare davvero un'occasione per la pace e il miglioramento" in un'area teatro da mesi di scontri fra milizie etniche ed esercito governativo. Secondo le ultime fonti sarebbero ancora 60mila i profughi che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. Fonti di AsiaNews all'arcivescovado di Yangon, a condizione di anonimato, confermano l'importanza delle elezioni, ma avvertono che "pur restando ottimisti, bisogna vedere cosa farà il governo" perché "possono succedere tantissime cose". Se gli scenari futuri restano difficili da delineare, resta comunque la soddisfazione "per aver potuto scegliere liberamente dove vogliamo andare": anche se i seggi sono solo 45 su oltre 600, "il cambiamento è visibile in Parlamento" e "sarà importante". "La Chiesa birmana è vicina ad Aung San Suu Kyi - aggiunge la fonte - e siamo felici per la sua vittoria". (R.P.)