lunedì 14 maggio 2012

lang grabbing anche in Congo

Land Matrix

Landportal
Archivio Dal Mondo

11 maggio 2012

Una coalizione di organizzazioni non-governative, l’ILC (International Land Coalition), ha pubblicato il database più aggiornato e completo sui contratti stilati dal 2000 ad oggi da ricchi investitori per l’acquisizione delle terre fertili nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta del portale della terra “Land Matrix”, che conta 1.008 contratti che coprono 76,329,194 ettari di terra, corrispondenti a circa la metà dell’Europa occidentale, di cui il 48% in Africa.


In molti Paesi in via di sviluppo i contratti per l’acquisizione di terra fertile riguardano progetti minerari, grandi produzioni agricole o piantagioni di monocolture. Il fenomeno, battezzato con il termine “lang grabbing”, è aumentato in maniera esponenziale nell’ultimo decennio, mettendo a rischio l’ecosistema ma soprattutto espropriando le comunità locali. Il portale “Land Matrix” rappresenta quindi una fonte pubblica di informazione utile ad analizzare e circoscrivere in termini concreti il fenomeno, sollecitando enti nazionali ed internazionali a trovare soluzioni.


Dal database emerge che il maggior numero di investimenti (310) riguarda terreni in Africa orientale, mentre l’Indonesia è il paese che ha ceduto agli investitori la più vasta area (9.5 mil. di ettari), seguita dalla Repubblica Democratica del Congo con circa 8.1m di ettari.


Tra i maggiori investitori figurano il governo dell’India, la compagnia di telecomunicazioni cinese ZTE International e la Indah Kiat Pulp & Paper, la più grande multinazionale della carta già accusata di deforestazione in Indonesia, che hanno acquisito complessivamente oltre 10 mil. di ettari.

La maggioranza dei contratti riguarda progetti agricoli (690 contratti per 50.2m di ettari di terra fertile), di cui il 30% per la coltivazione di piante a scopo alimentare e il 20% per bio-combustibili o mangimi. Al secondo posto, invece, figurano gli investimenti nel settore forestale (94 contratti per 12.7m di ettari). I ricercatori sottolineano che i contratti meno importanti possono essere sotto-rappresentati nel database ma che tutti sono stati controllati. Inoltre fanno notare che dal 2009 sembra esserci stato un forte calo nel numero degli investimenti ma che ciò è attribuibile più ad una riluttanza da parte dei ricchi investitori a fornire informazioni su questo enorme trasferimento di risorse naturali dei paesi poveri.

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